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Dune II: 10 differenze libro - film




È recentemente uscito al cinema Dune parte II di Denis Villeneuve: tutti ne parlano e tutti voglio dire la loro; lato mio, che esperto di cinema non sono, il pensiero è subito andato al suo riferimento cartaceo: l’iconico Dune di Frank Herbert del 1965.


Ok, non sono esperto di cinema, ma menzione d’onore per:

  • la scena in cui Paul Atreides cavalca il suo primo verme nel deserto, con quella duna che si spacca a valanga: visivamente stupendo!;

  • come il registra canadese ha deciso di rendere le scene su Gedi Primo: in bianco e nero! Lo smog e la nebbia dell’industria Arkonnen che appestano l’intero pianeta?;

  • la caratterizzazione fantastica del popolo Fremen: abitanti del deserto che vivono tra una tradizione millenaria antica (a livello visivo i Sietch sono resi magnificamente), le tecnologie/innovazioni del mondo di Herbert, le ambizioni dell’Impero e le logiche mercantilistiche della Gilda spaziale. Ci ho sempre visto un’allegoria di tensioni tra capitalismo, colonialismo, industrialismo anti ecologico, primavere arabe e tradizioni religiose orientali, entrambi i film la rendono veramente nel dettaglio;

  • la colonna sonora del grande Hans Zimmer!

Tornando al libro, non sono certo uno di quei lettori che si presentano in sala proiezioni con il taccuino pronti ad appuntarsi le differenze o le incongruenze libro/film – viva la creatività dei registi e il loro modo di interpretare il mondo della lettura visivamente (in pochi riescono a immaginarsi una Terra di Mezzo diversa dalla Nuova Zelanda di Peter Jackson) – tuttavia alcune differenze che un pochino hanno spiazzato le voglio segnalare (rigorosamente in ordine di gravità):


  1. La scelta cinematografica ha escluso quasi completamente il ruolo della Gilda spaziale nella storia; i potenti, e decisivi politicamente, mercanti che spostano La Spezia per lo spazio sono invece un elemento fondamentale nelle infinite allegorie di Herbert. La Gilda è un elemento simbolico molto importante: il potere del capitale e il compromesso sempre possibile, e a qualsiasi costo, per tutelare il commercio della Spezia (che ricorda una sorta di petrolio).

  2. Una descrizione superficiale dei Mentat, gli umani con facoltà mentali potenziate, fondamentali a seguito della guerra – risolta in favore dell’umanità – contro i computer e il successivo divieto di utilizzarli a scopo di tutela preventiva. Questa scelta comporta: il conferire un ruolo marginale a Thufir Hawat, mentat di casa Atreides, con conseguente lieve cambio di trama nel finale; il tralasciare che lo stesso Paul Atreides era ritenuto un duca-mentat e di conseguenza capiremmo meglio perché la Spezia ha effetti particolarmente potenti sulle sue facoltà.

  3. Sommando i precedenti due punti, anche i piloti delle navi della Gilda – umani che grazie alla Spezia hanno facoltà potenziate e sono in grado di guidare le astronavi nello spazio tracciando rotte complicatissime (non è mai veramente spiegato da Herbert il come) – non vengono inclusi nella trama. Sono figure fondamentali, in quanto gli unici che possono muovere eserciti tra pianeti e lo possono fare solo grazie…alla Spezia! Dunque avrebbero contribuito a far comprendere ancora meglio perché Arrakis (altro nome di Dune), pianeta di estrazione della Spezia, è così chiave.

  4. Un tradimento – qui non trovo altra parola – del personaggio di Chani Kynes: da compagna fedele e madre dei figli di Paul a prima scettica, razionalista, critica delle qualità del marito profeta Muad'Dib. Già eravamo partiti male nel primo episodio cinematografico quando la scelta è stata di trasformare suo padre – il capo dei Fremen –  in un personaggio femminile, qui si prosegue ancor peggio nel voler a tutti i costi dare a questo personaggio tutte le caratteristiche del “girl power” contemporaneo, assolutamente lecito ma non al prezzo di travisamento di un personaggio.

  5. La scelta di rimandare la sorella di Paul Atreides – Alia – a un prossimo film: la scelta di far girare una scena ad un’attrice della fama di Anya Taylor Joy penso non possa che farci intendere che l’adattamento cinematografico del libro II: Il messia di dune sia in programma (buono a sapersi!). Tuttavia, la sorella di Paul è un personaggio forte, dirompente e importante anche nell’economia del primo libro (ve ne accorgerete nel finale, ma non voglio spoilerare…).

  6. La caratterizzazione di Stilgar – interpretato dal sempre ottimo Javier Bardem – è a tratti irritante: Stilgar è un capo tribù, che crede sì nelle facoltà profetiche di Paul Atreides, ma pur sempre un duro capo delle tribù del deserto; nel film ad ogni passo di Paul grida al Lisan al Gaib, Lisan al Gaib! Si è allacciato le scarpe: è l’eletto! Ha bevuto: è l’eletto! Penso sia la battuta più frequente in quasi 3 ore di film…

  7. Pardisha Shaddam IV: l’imperatore appare come un vecchio disinteressato a qualsiasi cosa con uno improvviso scatto di orgoglio emotivo nel finale, quando invece è una figura cinica e abituata ai freddi equilibri di potere. L’interpretazione di Christoper Walker pare fiacca, in alcune scene fa la figura che fanno fare a Kurt Godel in Oppenheimer di Nolan (la scena in cui parla con gli alberi nel bosco, per intenderci).

  8. Lady Feinring che fa fare la prova del Gom Jabbar a Feyd-Rautha, che questa volta non è interpretato da uno Sting con i capelli rossi, come nella versione di Lynch dell’1984, ma da un calvo Austin Butler. Questo fatto non è presente nel libro ma non penso abbia molto senso: Paul Atreides supera la prova delle Bene Gesserit anche perché addestrato da sua madre, una Bene Gesserit, per quale motivo Feyd-Rautha dovrebbe farla e superarla?

  9. Il finale: la mancanza della caratterizzazione del ruolo chiave della Gilda mercantile nei confronti dell’Impero e delle varie casate spaziali fanno sì che il finale, seppur non tradisca completamente il testo di Herbert, sia differente e impreciso rispetto la conclusione del libro Dune (purtroppo non è possibile andare più nel dettaglio senza il rischio di rovinare il finale a chi ancora non ha visto il film).

  10. Infine, ma questa considerazione è in contrapposizione a molta critica autorevole, non mi sembra che Paul Atreides abbia così tanti dubbi sulla sua missione profetica e il suo ruolo nei destini dell’universo; senz’altro teme, grazie ai sogni premonitori, le morti e la distruzione che deriverà dal suo diventare il Messia di Dune, ma non mi sembra di percepire tutta questa sua riluttanza nel teso di Herbert.

Al netto di questo, che i film vi siano piaciuti; che vi sia piaciuta più la prima che la seconda parte; che viceversa sia piaciuta più la seconda; che non vi siano piaciuti affatto il nostro consiglio è sempre quello di approcciarvi al testo originale! E fare le vostre osservazioni da lettori. Se invece avete già letto il libro e visto i film, fateci sapere nei commenti cosa ne pensate.


Dune è a mio avviso un libro fantasy – ci vorrebbe un altro post per spiegare perché – ma le categorizzazioni sono state diverse: scify, fantascientifico, distopico… ad ogni modo, nel mese Bolis dedicato al romanzo distopico, se vi interessa conoscere un altro tipo di mentat (gli ibridi), un mondo dove invece i computer vincono la battaglia con gli umani (il DBS) e dove non ci sono aride dune di sabbia, ma una metropoli in piena regola (L’Urbe) vi consiglio di dare un occhiata alla Trilogia dell’Urbe di Luca Botturi, ultimo capitolo – Flaw: difetto – in uscita questo mese. Troverete anche una riflessione su un tema caro alla reverenda madre delle Bene Gesserit: la manipolazione genetica, nel testo di Fabio Scapellini: Anno 79 DGP: Zanzare 

 





P.S. Lo sapevate che To tame a Land degli Iron maiden e Traveller in time dei Blind Guardian sono ispirati al romanzo Dune? Io ho scoperto il libro così…recuperate anche queste canzoni!


Strider




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