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I 10 migliori Gialli di sempre pt.2



Sulla scia dell'uscita (la paronomasia si spreca per l'allitterazione...) del primo quintetto d’eccellenza, continua la classifica dei 10 romanzi Gialli migliori di sempre: con i primi tre proseguiamo sulla scia del giallo deduttivo, sebbene ambientato in epoche diverse, per gli altri due invece cambia leggermente la tipologia di Giallo… ma non affrettiamo i tempi, perché sarei in-tempestivo.


6) Umberto Eco con il Nome della Rosa (1980): finalmente aria italiana! Le indagini di frate Guglielmo da Baskerville hanno ispirato svariati scrittori (tra cui il nostro Stefano Butti con il suo il manoscritto del Diavolo) e le atmosfere medievali, trasmesse dalla sterminata cultura di Eco, hanno condizionato e appassionato lettori di tutto il mondo; persino gli Iron Maiden con la canzone The Sign of the Cross, che inizia appunto con un evocativo canto gregoriano.


Sembra che l’editore di Eco dell’epoca (Bompiani) abbia accettato la proposta a scatola chiusa (e ci avevano visto giusto!) e che l’idea del libro nasca da una battuta fatta ad un amico: “se mai dovessi scrivere un giallo, lo scriverei di 500 pagine e facendo morire un monaco medievale.”


I lettori all’Agatha Christie non rimarranno delusi nel rincorrere indizi e scervellarsi su svariate piste, ma il romanzo è soggetto a diverse letture: il grande filosofo-semiologo ha infatti fatto un mix di generi, tra lo storico, il narrativo e il filosofico.


1327, Guglielmo da Baskerville, un frate francescano inglese, si reca in un monastero benedettino cluniacense sui monti dell'Appennino toscano, da Pisa verso i cammini di San Giacomo. Il monastero sarà sede di un delicato convegno che vedrà protagonisti i francescani (alleati dell'imperatore Ludovico) e i delegati della curia papale di Papa Giovanni XXII, insediata a quei tempi ad Avignone. La già di per sé tesa situazione si aggrava alla morte di fratello Adelmo in una bufera di neve, Frate Guglielmo – che in pochi riescono ancora a non immaginare con la faccia di Sean Connery – inizia ad indagare sorretto dalla sua fede, ma anche dalla metodicità e la logica Aristotelica…


7) Forse per noi italiani non saranno così conosciuti come il nome della rosa, che a scuola abbiamo quasi sempre avuto come opzione di lettura estiva, ma altri magnifici romanzi storici sono quelli di Ellis Peters, pseudonimo di Edith Mary Pargeter, con le indagini di fratello Cadfael.


Torniamo in Inghilterra, a Shrewsbury, intorno all’anno del signore 1140, dove fratello Cadfael vive nell'abbazia benedettina come monaco erborista, ma con un passato di crociato ha conosciuto, prima degli ordini, sia la guerra che l'amore. Suo malgrado, dovrà adoperare le sue qualità umane e intellettuali per risolvere ben 20 indagini. La mia preferita quella in cui conosce Hugh Beringard: Un cadavere di troppo (1979), che per la verità vidi prima di leggere nella serie televisiva Cadfael - I misteri dell'abbazia, con Derek Jacobi.


1138, in tutta l’Inghilterra infuria la guerra civile: Re Stefano contro l’imperatrice Maud. Durante la conta dei cadaveri avvenuta dopo una battaglia alle porte di Shrewsbury, viene scoperto il cadavere di un giovane che, pare, nulla aveva a che fare con lo scontro. Per alcuni è semplicemente l’ennesimo cadavere di un traditore del re, per fratello Cadfael è un cadavere di troppo…


Curiosità: forse non tutti sanno che Ellis Peters scisse anche la serie di polizieschi dedicata all'ispettore Goerge Felse, anche se decisamente inferiori alle indagini dell’abbazia.

 

8) Caroline Graham con le indagini dell’ispettore Tom Barnaby e il suo assistente sergente Gavin Troy. Si tratta di una fortunata serie di Gialli, ambientati nella contea di Midsomer, nel Regno Unito degli anni 90, da cui è stata tratta una serie televisiva, Midsomer Murders, che ha talmente appassionato il pubblico inglese che da 1997 sforna una stagione all’anno (ben 24!)


Onestamente ho conosciuto prima la serie televisiva dei libri e considerato che i romanzi sono “solo” 7 se paragonati ai 132 episodi tv, la curiosità nel capire quanto il based on fosse fedele è stata troppo forte. Devo dire che i racconti letti e riproposti in formato video sono molto fedeli – quasi identici – e assolutamente godibili.


Si sprecano in rete le interpretazioni su a chi e a cosa i romanzi di Barnaby si ispirino –  del resto lo si fa quasi sempre…non so su che libro non sia stato detto che si ispira a Agatha Christie –  molti ci vedono una continuità anche con Ellis Peters… sicuramente se piacciono le atmosfere inglesi che caratterizzano la perfida Albione dall'Ottocento sino ai giorni nostri non si rimarrà delusi.


Il libro che consiglio è Morte sotto mentite spoglie (1992). Una setta New Age vive in comunità, in una classica magione inglese nel villaggio di Compton, svolgendo riti strampalati; il ritiro spirituale è presto interrotto da una morte improvvisa… poche settimane dopo un altro cadavere, ed è per forza un omicidio. L'ispettore Barnaby è sulla scena del crimine: sensitivi, santoni, strani indizi… a lui distinguere tra sacro e profano guidato dal suo fiuto da segugio.

 

9) È bene non dimenticarsi mai che “siamo nani sulle spalle dei giganti” (massima di Bernardo di Chartres che il già citato Umberto Eco commentò approfonditamente da un punto di vista filologico e filosofico), pertanto la nona posizione è per Edgar Allan Poe.


Poe è considerato un pioniere di diversi generi (e a mio modesto avviso a gran ragione) ed esperimenti letterari: racconto poliziesco, letteratura dell'orrore, giallo psicologico, fantascienza, simbolismo, etc. Dalla sua penna è scaturito anche il poliziotto Auguste Dupin, protagonista di alcuni polizieschi che fanno da apripista a molti temi cari ai giallisti: l’enigma della stanza chiusa, la deduzione e il gioco intellettivo con il lettore, la deduzione combinata all’induzione e poggiante sull’attenta osservazione, un sagace investigatore affiancato da un meno brillante assistente, un narratore esterno che riporta le vicende, etc.


Tra la lettera rubata (1845), il mistero di Marie Roget (1842) e i delitti della Rue Morgue (1841) è abbastanza impegnativo esporsi, in quanto vanno letti tutti quanti per l’originalità, ma dovendo scegliere opterei per l’ultimo titolo. La sinossi qui sotto, citando il testo di Murders in the Rue Morgue degli Iron Maiden (nell’album Killers, 1981).


Lo ricordo chiaro come il giorno, sebbene accadde nel buio della notte. Stavo passeggiando per le strade di Parigi, ed era freddo, stava per cominciare a piovere. E poi ho sentito un grido lancinante e sono corso sulla scena del delitto. Ma trovai soltanto i resti massacrati di due ragazze stese fianco a fianco. Omicidi nella Rue Morgue qualcuno chiami la polizia! Omicidi nella Rue Morgue, corri prima che gli assassini scappino!

 

10) Concludiamo in bellezza con il residente in Boulevard Richard Lenoir Commissario Maigret di Georges Joseph Christian Simenon. Vedere Simenon “solo” al decimo posto mi fa un po’ specie, ma il razionale utilizzato fa riferimento al genere, ovvero: tendenzialmente preferisco i gialli deduttivi e i gialli di Maigret non li ritengo deduttivi ma d’atmosfera (e che atmosfera!)


Maigret è un commissario parigino di origini contadine: largo di spalle, indole burbera, col vizio del fumo (ma solo di pipa) e dell’alcol (ma niente cocktail americani, solo calvados e vino bianco), amante della buona cucina e con un istinto per il crimine.

Di istinto dobbiamo parlare, come dice il grandissimo Gino Cervi – Maigret per me ha avuto, ha e avrà solamente la sua faccia – in un adattamento cinematografico: “Il mio capo sosteneva che fantasia e illazioni andassero messe da parte per essere un buon poliziotto […] Aveva torto, o almeno non aveva pienamente ragione”. Maigret ha un fiuto e un istinto per il crimine e, proprio come sostiene Philo Vance, la sua capacità di immedesimarsi e di comprendere la condizione emotiva del criminale lo porta alla risoluzione dei casi.


Tuttavia è ben difficile indovinare l’assassino e la deduzione spesso è più un’intuizione di Maigret o un complesso processo che, basato sulle sue esperienze pregresse, lo porta al bandolo della matassa. Di sfondo le atmosfere, come solo Simenon sa pennellare, e gli estratti di quotidianità di una Parigi del primo Novecento (la prima inchiesta del giovane Maigret si fa infatti risalire al 1912 con il caso Gendreau-Balthazar).


Complice l’adattamento della RAI con Gino Cervi, fatta tra il 1964 e il 1972, l’indagine a cui sono rimasto più affezionato è Maigret e la chiromante (1944), che nella serie si chiama Maigret e l'affare Picpus.


In un afoso pomeriggio d’estate – dove, secondo Gino Cervi, "la gente normale dovrebbe stare a casa a mangiare, o quella ancora più normale sulla costa azzurra" – al commissariato parigino si presenta Mascouvin, mediocre impiegato di un'agenzia immobiliare, per avvertire di aver casualmente letto un messaggio, rimasto impresso sulla carta assorbente del Bistrot che frequenta abitualmente, in cui un tale che si firma Picpus annuncia l'omicidio di una chiromante. Contrariamente all’opinione dei più, la sensibilità di Maigret gli fa prendere la cosa sul serio e una chiromante viene effettivamente uccisa; ad infittire il mistero il vecchio Le Cloaguen, un grande medico ridotto alla demenza da una malattia neurologica, viene ritrovato chiuso nella casa della vittima…

 

Sicuramente ci sono dei grandi esclusi per questioni di spazio (Edgar Wallace, Wilkie Collins, Colin Dexter); per questioni di gusti (Raymond Chandler, Joel Dicker); per questione di preferenza di categoria di giallo (P. D. James, Stieg Larson), ma come ogni classifica la difficoltà sta proprio nel duro lavoro di distinzione ed esclusione.


So che in molti si aspettavano di trovare Andrea Camilleri e Donato Carrisi – almeno per alzare il tricolore – ma non sono mai riuscito a farmeli piacere. Se devo indagare in italiano, preferisco i gialli dei nostri autori:


  • La serie sui delitti della Bergamo dell’800 di Fabio Paravisi;

  • Le due indagini, tra un bicchiere di ribolla e merlot, dell’ispettore Fant di Gianluca Morassi;

  • Il tempo degli sbirri di Maurizio Lorenzi, due sagaci sbirri raccontati da uno sbirro;

  • La Balilla rossa di Michele Zefferino, con un omicidio in tempo di guerra;

  • L’inchiesta bretone del commissario Rossetto di Stefano Pecchi;

  • L’ultima indagine del commissario Moretti di Carla De Bernardi;

  • Il ventre della Balena di Sergio Marchi e Gabriele Caproni, dove in gioco c'è la sopravvivenza di migliaia di persone.


Alla prossima recensione

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